Taalbad: Sicilia en het siciliaans

Sicilia: il siciliano

Cu avi lingua arriva a Roma (proverbio siciliano)

Wie de taal spreekt, geraakt in Rome (Siciliaans gezegde)

Sapevi che il siciliano è riconosciuto dall’Unesco come lingua?

Wist je dat de Unesco het Siciliaans heeft erkend als taal?

I siciliani lo sapevano da sempre, ora anche l’Unesco ha riconosciuto il siciliano come lingua regionale, non come dialetto. Certo è che il siciliano non deriva dall’italiano ma da una serie di dialetti usati in Sicilia nella sua millenaria storia. Come l’italiano infatti deriva direttamente dal latino parlato e come ormai assodato rappresenta la prima lingua letteraria italiana nella Sicilia del XIII secolo nell’ambito della Scuola siciliana e presso la corte di Federico II di Svevia ebbe il suo massimo fulgore. La Scuola Siciliana viene citata già da Dante nella nella sua opera “De vulgari eloquentia”: chiamava tutta la produzione poetica siciliana ‘scuola siciliana’. Nel 2011 l’Assemblea regionale siciliana ha approvato una legge che promuove il patrimonio linguistico e la letteratura siciliana nelle scuole. Il siciliano è parlato da circa 5 milioni di persone in Sicilia, nel Salento e in Calabria nella zona centro-meridionale.

Notevole è la presenza di vocaboli arabi nel siciliano, ma non solo. La ricchezza di influenze della lingua siciliana (greco, latino, arabo, francese, provenzale, tedesco, catalano, castigliano e italiano) deriva dalla posizione geografica dell’isola, centrale nel Mar Mediterraneo, visitata durante i millenni da molte delle popolazioni dai cui idiomi ha ereditato il vocabolario e le forme grammaticali. Molte parole siciliane sono entrate nella lingua italiana, anche grazie ai libri sul Commissario Montalbano di Andrea Camilleri. La lingua del Commissario Montalbano è una lingua molto ricca e variata, a causa dei frequenti sicilianismi che intercorrono tra le pagine. Camilleri era di Porto Empedocle, provincia di Agrigento, ma le parole che utilizzava provengono da tutta quanta la Sicilia. Certo, il suo patrimonio lessicale è veramente vasto, ma ci sono parole che ricorrono più di altre e che ormai sono entrate nell’uso quotidiano. Fa’ l’attività per valutare la tua conoscenza del lessico di Camilleri.

Natuurlijk wisten de Sicilianen het al langer, maar nu heeft ook de Unesco het Siciliaans erkend als taal. Het is voldoende verschillend van het Italiaans om als een regionale taal beschouwd te worden. Omwille van de ligging van het eiland werd het Siciliaans door vele talen beïnvloed (Grieks, Arabisch, Latijn, Frans, Provençaals, Duits, Catalaans, Castiliaans en Italiaans). Dante loofde de gedichten van de Scuola Siciliana in zijn werk ‘De vulgari eloquentia’. Ook Andrea Camilleri, de auteur van de commissaris Montalbano, liet zijn personages graag een mondje Siciliaans praten. Hoewel hij zelf afkomstig was van Porto Empedocle introduceerde hij woorden en uitdrukkingen uit heel Sicilië in zijn verhalen. Doe de test om te kijken hoe goed je Camilleri-Siciliaans is 😉.

 

Attività

Cosa significano queste parole usate spesso da Andrea Camilleri?[1]

  1. cabasisi
  2. Montalbano sono
  3. camurrìa
  4. ammazzatina
  5. contare la mezza missa

[1] Da “cabbasisi” a “camurrìa”, la lingua bellissima di Camilleri (libreriamo.it)

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Soluzioni

  1. Espressioni come “una rottura di cabasisi”, “scassare i cabasisi”, “non mi rompa i cabasisi” sono frequenti e divertenti, nonostante il significato. Ma cosa sono i cabasisi? Deriva infatti dalle parole arabe habb, bacca, e haziz, dolce. I cabasisi, conosciuti in italiano come gli zigoli dolci, sono come dei piccoli tuberi commestibili dal sapore dolciastro.
  2. I siciliani usano nel parlato posporre il verbo al nome. Però ormai per il resto degli Italiani questo costrutto è associato inevitabilmente a Camilleri e a Salvo Montalbano. “Montalbano sono” sembra essere una versione italiana di “Bond, James Bond”.
  3. “Che camurrìa” è l’espressione per definire una scocciatura, grossa noia. Nonostante sembra ricordare “camorra”, in realtà la sua origine è tutt’altra. Si tratta di una storpiatura del termine «gonorrea», malattia lunga e difficile da curare. Quindi molto fastidiosa.
  4. Con il termine “ammazzatina” tra le pagine scritte da Camilleri si indica un qualsiasi delitto, anche quelli gravi e più violenti. Anche l’omicidio plurimo diventa una semplice e da niente “ammazzatina”. Questa espressione, utilizzata per lo più al plurale, si riferisce alla biasimevole ma incorreggibile propensione di certi tempi, certe contrade e certe persone alla reiterata esecuzione di omicidi.
  5. Questa espressione, che può essere tradotto con “raccontare la mezza messa”, significa “raccontare una mezza verità”. Si tratta di un’espressione frequente in Camilleri, impiegata per esempio nel romanzo L’altro capo del filo: “Dalle sò paroli emergiva soprattutto ‘na cosa chiara e lampanti: che Elena del sò periodo di maritata era costretta ‘n qualichi modo a farlo, si limitava sicuramente a contare la mezza missa.“
Over Dorinda Dekeyser 39 Artikelen
Leerkracht Italiaans in CVO VOLT (Leuven) en aan de Vrije Universiteit Brussel.

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