Fantozzi va in paradiso

Fantozzi Paolo Villaggio
Fantozzi Paolo Villaggio

Il 3 luglio 2017 ad andare in paradiso è stato Paolo Villaggio; Fantozzi è il suo personaggio più famoso e “Fantozzi in Paradiso” è il titolo di un film di una saga di 10 film.

Paolo Villaggio era un attore, scrittore e sceneggiatore, nacque a Genova nel 1932, lavorò con registi come Federico Fellini, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Era grande amico di uno dei più importanti cantautori italiani: Fabrizio De André. Il 3 luglio 2017, alla morte di Paolo Villaggio il primo pensiero di molti è stato: “Fantozzi è andato in paradiso”.

Ma chi è Fantozzi? E qual è il suo ruolo nella cultura italiana?

Il personaggio di Fantozzi esordì in alcuni sketch comici televisi del 1968, dove Paolo Villaggio raccontava le vicende di Fantozzi in terza persona. Fantozzi divenne poi il protagonista di diversi libri scritti dallo stesso Paolo Villaggio: “Fantozzi” (1971) e poi “Il Secondo tragico Fantozzi” (1974). Entrambi i libri coinfluirono nel film “Fantozzi” del 1975, un grande successo cinematografico.

Ugo Fantozzi è un impiegato in una grande azienda (la Megaditta), dove viene ignorato e sfruttato da colleghi e dirigenti. È sposato con Pina, una donna che non gli dice mai di amarlo, ma di stimarlo, insieme  hanno una figlia: la bruttissima Mariangela. Fantozzi è protagonista delle sventure più disparate: terribili partite a tennis con Filini (amico e compagno d’ufficio), vacanze sulla neve, incursioni al ristorante giapponese e squallidi festeggiamenti di Capodanno con i colleghi. Quello che però contraddistingue ogni episodio della vita di Fantozzi è il suo carattere, è il suo essere Fantozzi.

Fantozzi è una maschera, è l’uomo sfortunato per eccellenza, un uomo servile, un personaggio in qualche modo kafkiano. Un ragioniere mediocre con una vita semplice negli anni del boom economico, l’italiano medio degli anni ’70 (e poi ’80) con sogni medi che faceva ridere e riflettere, definito dallo stesso Paolo Villaggio: “Il prototipo del tapino, la quintessenza della nullità”.

Il linguaggio dei romanzi e dei film di Fantozzi è caratterizzato dall’iperbole, dall’esagerazione. Il ragionier Fantozzi ha un linguaggio specifico che rimarca il suo carattere: sbaglia i congiuntivi e usa un registro estremamente servile con superiori e colleghi, si rivolge con il lei anche al suo amico/collega Filini.

Fantozzi, uno specchio che ha intrattenuto gli italiani, con il suo linguaggio ha avuto perfino influenze sulla lingua italiana attraverso svariate espressioni entrate nei registri colloquiali come:

“Essere brutti come la figlia di Fantozzi”: Mariangela che il padre stesso deve ricordarsi di chiamarla “bambina” invece di “babbuina” e che nel film viene interpretata da un uomo: Plinio Fernando. O “Com’è umano lei” Fantozzi definiva cosí, ironicamente, chi lo maltrattava.

Il termine fantozziano stesso è entrato a far parte nella lingua italiana e nel dizionario si legge:

Fantozziano agg. [der. di fantozzi], fam. – Di persona, impacciato e servile con i superiori: “quel collaboratore è proprio una figura fantozziana”. Anche, di accadimento, penoso e ridicolo: una situazione fantozziana. (TRECCANI)

Paolo Villaggio, attraverso il suo personaggio, lascia tanto dietro di sé e non solo nella lingua italiana, ma anche tanti ricordi nella memoria collettiva, come l’immagine della nuvola dell’impiegato: una nuvola carica di pioggia che perseguita Fantozzi e che fa piovere, solamente su di lui, ogni volta che è in vacanza e che vuole fare attività all’aperto.

Tutti gli italiani ridevano di Fantozzi, nessuno avrebbe voluto essere come lui, ma in fondo era un personaggio amato proprio perché ognuno sentiva dentro di sé un po’ di Fantozzi.

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