Chiunque vada nel Lazio potrà ammirare città e paesini, paesaggi e monumenti [simple_tooltip content=’che suscita stupore, ammirazione, impressione; che fa trasalire violentemente’]mozzafiato[/simple_tooltip]. Storia, civiltà, natura, il Lazio resta una delle regioni più belle d’Italia e del mondo, ma in realtà all’estero si conosce poco di questa splendida zona dell’Italia centrale.
Il Lazio infatti non è solo Roma, ma tanto altro. Potrei parlarvi di un’infinità di posti ma allora servirebbero sei o sette numeri di “Buonissimo”: potrei cominciare da Gaeta, storica perla del Tirreno per continuare con l’ottima cucina di Sezze Romano e Bassiano, potrei descrivervi le atmosfere suggestive di Montecassino, le benefiche terme di Suio, l’incantevole castello di Sermoneta o anche parlarvi del comprensorio archeologico di Minturnae, ma potrei anche inquietarvi con i misteri legati ai borghi di Fumone e Monterano. Potrei, appunto, ma in realtà non posso, perché [simple_tooltip content=’Fare uso cattivo o illecito di qualche cosa’]abuserei[/simple_tooltip] dello spazio concesso. Perciò, essendo presidente della Dante Alighieri di Antwerpen, vi parlerò della realtà dei Parchi Letterari della Dante Alighieri e dei suoi siti laziali: il Parco Pasolini di Ostia (Roma) e il Parco Landolfi di Pico (Frosinone).
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Cosa sono i Parchi Letterari? Come si può leggere sul sito “parchiletterari.com”, si tratta di un’iniziativa turistico-culturale sostenuta attivamente dalla Società Dante Alighieri. Sono territori caratterizzati da diverse combinazioni di elementi naturali e umani che illustrano l’evoluzione delle comunità locali attraverso la letteratura. Sono i luoghi stessi che comunicano le sensazioni che hanno ispirato tanti autori per le loro opere e che i Parchi intendono fare rivivere al visitatore elaborando interventi che ricordano l’autore e la sua creatività attraverso la [simple_tooltip content=’conferimento d’importanza o di valore’]valorizzazione[/simple_tooltip] dell’ambiente, della storia e delle tradizioni di chi abita in quel luogo.
Si tratta perciò di dare un significato ai luoghi in un’equilibrata simbiosi tra paesaggio, patrimonio culturale, persone e attività economiche. Le ambientazioni di romanzi, racconti, novelle o poesie (siano esse case, ruderi, centri storici, campagne o periferie), diventano fonte di conoscenza di paesaggi e di ambienti che si configurano come patrimonio e testimonianza di valori naturali, storici e culturali delle comunità locali da proteggere, conservare e rivitalizzare. Il lettore dispone così di una chiave di lettura che stimola la visita di luoghi altrimenti considerati solo per il loro panorama: un viaggio reso reale e attuale dall’incontro con personaggi viventi che raccontano storie inseparabili dalla località che li ospita. Capire quanto l’opera letteraria sia potente nell’avvicinare il lettore all’ambiente descritto da un autore, è sicuramente il primo passo per offrire allo stesso lettore i mezzi per essere coinvolto e partecipare alla tutela di quell’ambiente. I Parchi Letterari non si limitano a [simple_tooltip content=’fare oggetto di responsabile vigilanza’]custodire[/simple_tooltip] e divulgare la letteratura attraverso i luoghi, ma vogliono proteggere i luoghi attraverso la letteratura. Un’offerta che non si rivolge al superficiale turismo di massa, dunque, ma al turismo misurato e volto a una conoscenza reale dei posti e delle persone.
Il Parco Pasolini
Il Parco Pasolini sorge ad Ostia, nel luogo dove avvenne l’omicidio del celebre intellettuale nel 1975. Fino a pochi anni fa, questa zona era brutta, sporca e abbandonata, mentre oggi, grazie all’opera di valorizzazione turistica, è un territorio accogliente trasformato in un’oasi naturale protetta.
Il Parco Pasolini fa parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano e si trova al centro di realtà storiche, architettoniche e ambientali uniche, come la città romana di Ostia Antica, la foce del Tevere, il borgo papale medioevale di Gregoriopoli, i villini liberty e il razionalismo di Adalberto Libera. Precisamente, il Parco Pasolini è situato nel Centro Habitat Mediterraneo LIPU, presso la foce del Tevere. Si tratta di un centro naturalistico ampio oltre 20 ettari, realizzato in una zona precedentemente occupata da una discarica a cielo aperto e tristemente nota per essere stata teatro della morte di Pier Paolo Pasolini.
Oggi il CHM comprende una riuscitissima ricostruzione ambientale di uno stagno costiero, ampi spazi di macchia mediterranea e prati selvatici. Tra la [simple_tooltip content=’rigoglioso, florido’]lussureggiante[/simple_tooltip] vegetazione sono già state avvistate ben duecento specie di uccelli: sono presenti specie rarissime come l’airone rosso, facilmente osservabile nella stagione estiva (quando è anche possibile udire il canto dell’usignolo); in primavera è frequentissima la schiribilla, mentre in inverno si possono avvistare il falco di palude, il cormorano e molti limicoli ed anatre. Oltre a questi, è possibile anche avvistare cappellacce, culbianchi, quaglie e succiacapre.
Nel parco, un sentiero naturale permette ai visitatori e agli amanti della natura di raggiungere tre capannoni di legno per l’osservazione degli uccelli, mentre un’aula didattica all’aperto e un ampio centro visite ospitano iniziative culturali, di sensibilizzazione e ricerca, oltre alle classiche iniziative di volontariato della LIPU (la Lega Italiana Protezione Uccelli). Arrivarci non è difficile. In auto, si raggiunge seguendo la Via Ostiense, la Via del Mare o la Cristoforo Colombo. Una volta arrivati sul Lungomare di Ostia, è necessario percorrerlo tutto in direzione Nord, sino ad arrivare al parcheggio del Porto Turistico di Roma (con ingresso da Via dell’Idroscalo), su cui sorge il nuovo Centro Visite “Mario Pastore”. In treno, è possibile raggiungere il parco prendendo il treno Roma-Lido e scendendo alla stazione di Lido Centro, da dove bisogna poi prendere l’autobus 01 e lo 05, che lascia il visitatore a pochi metri dal Centro.
Il Parco Landolfi
Pico, piccolo comune di circa tremila abitanti, è un affascinante angolo della provincia di Frosinone, [simple_tooltip content=’posto in posizione elevata e difensiva, come una rocce’]arroccato[/simple_tooltip] su una collina a ridosso di monte Pota. In passato, si trovava nel Regno delle Due Sicilie ed era uno dei paesini confinanti con lo Stato Pontificio.
Fino al 1926 Pico faceva parte della provincia di Caserta, ma oggi è appunto in provincia di Frosinone. Sorge a 200 metri circa sul livello del mare, a dodici km dalla ferrovia Roma-Napoli. L’origine del nome forse deriva dal celtico “pic”, punta aguzza, forse per la [simple_tooltip content=’Roccia erta e scoscesa, per lo più elevata e di notevoli proporzioni’]rupe[/simple_tooltip] dove sorgeva l’antico castello, intorno alle cui mura si è sviluppato il primo nucleo abitativo. Attualmente, il centro storico ricorda una tipica struttura di età medioevale, con strade strette, regolari e concentriche, collegate da scalinate che si snodano attorno al castello e una cinta muraria con tre porte per l’accesso al centro abitato, di cui resta intatta quella di San Rocco.
La fortificazione ha una data storica certa ed esistono numerosi documenti antichi nei quali sono riportati riferimenti al Castrum e all’Oppidum Pica. Nel XVI secolo, Pico fu un possedimento di Ottavio Farnese, ma poi entrò a far parte del Regno di Napoli (poi delle Due Sicilie dopo il Congresso di Vienna) sotto Carlo III di Borbone. Nel 1742 fu acquistato dalle locali famiglie Conti e Landolfi ed i terreni feudali furono venduti ai privati cittadini. Con l’Unità d’Italia il paese divenne un comune della provincia di Caserta “terra di lavoro” e solo nel 1927 la giurisdizione passò alla neonata provincia di Frosinone. Tra il 1943 e il 1945 il centro storico subì vari bombardamenti, ma alla fine del conflitto, furono ricostruite le case e il tessuto sociale.
Unire la valorizzazione del borgo di Pico alla figura di Tommaso Landolfi, la cui opera singolare è impregnata di umori, immagini, fantasie legate alla vita e ai personaggi del paese, è un voler richiamare alla memoria storica e letteraria un genio del novecento, che ha avuto i natali a Pico. Purtroppo, Landolfi non è conosciutissimo, perché si tratta di un autore non semplice, che scriveva in una lingua molto particolare e ricercata, dove è [simple_tooltip content=’suscettibile di concreti accertamenti, reale, evidente, palpabile’]tangibile[/simple_tooltip] l’influsso della sua attività di traduttore e il suo amore per termini che provenivano dalle diverse varianti regionali dell’italiano. Ma credetemi, la lettura dei suoi testi è strabiliante: Landolfi fa praticamente ciò che vuole con l’italiano e anticipa tematiche e atmosfere che altri autori hanno trattato solo all’alba del XXI secolo. Nonostante la difficoltà, lo consiglio comunque: la sua lettura non lascia indifferenti.
Conoscere Landolfi e conoscere Pico sarà molto piacevole perché, arrivati lì, troverete il curatore del parco, il dottor Luigi Falcone (un ragazzo che ama la sua regione e il suo lavoro), che vi accompagnerà con entusiasmo lungo le suggestive strade del borgo, dove potrete ammirare paesaggi commoventi, con le possenti sagome dei Monti Lepini e dei Monti Aurunci (dietro cui c’è il mare di Gaeta e Mondragone, a nord di Napoli), la celeberrima abbazia di Montecassino, culla della nostra civiltà, e addirittura l’Abruzzo in lontananza.
Luigi vi accompagnerà per le passeggiate lungo le stradine, vi porterà nella chiesetta di San Rocco (XVI Secolo), vi farà visitare il Largo Carbonaro, la Torre dell’Orologio (anche detta Torre Farnese), il Largo Santa Marina e soprattutto, il castello di Pico, da cui si può godere di un panorama che saprebbe commuovere anche i cuori meno sensibili.
E in tutto ciò non abbiamo parlato della cucina… che fare? Vi faccio venire già l’acquolina in bocca o volete aspettare il momento di trovarvi davanti a broccoletti, fagioli, fagiolini, formaggi e salumi speziati tipici, fiore all’occhiello dell’arte culinaria delle campagne del Mezzogiorno, sapori immortali a cui nessuno rinuncerebbe?
Il Parco Landolfi si raggiunge in auto e in treno. Con l’auto, bisogna prendere l’autostrada A1: da Roma, uscita Ceprano (16 Km da Pico), da Napoli, uscita Pontecorvo (13 Km da Pico). Dal litorale pontino, bisogna percorrere la S.S. Appia, oltrepassare Fondi, dirigersi verso Lenola e quindi direttamente verso Pico. In treno bisogna prendere la linea Roma-Napoli (via Cassino) e scendere alla stazione Isoletta (13 Km da Pico).
Cari lettori, andate in questi posti, non ve ne pentirete. E magari vi verrà voglia di scoprire anche gli altri parchi letterari d’Italia, sinonimi di cultura, tradizione e autenticità.
[/wpmem_logged_in] [wpmem_logged_out]Vocabolario:
• Mozzafiato: che suscita stupore, ammirazione, impressione; che fa trasalire violentemente
• Abusare: fare uso cattivo o illecito di qualche cosa
• Valorizzazione: conferimento d’importanza o di valore
• Custodire: fare oggetto di responsabile vigilanza
• Lussureggiante: rigoglioso, florido
• Arroccato: posto in posizione elevata e difensiva, come una rocca
• Rupe: roccia erta e scoscesa, per lo più elevata e di notevoli proporzioni
• Tangibile: suscettibile di concreti accertamenti, reale, evidente, palpabile
[/wpmem_logged_out]